Natura: Silenzio e Stupore (riflessioni personali e "disordinate")


Oggi viviamo un tempo fatto di alta velocità, di connessioni rapide e globali che ci permettono di raggiungere zone remote del mondo in pochissimi secondi, un tempo di competitività spinta (non sempre intesa in senso positivo) su tutti i fronti, ritmi frenetici e corse nelle quali dobbiamo sempre primeggiare; suoni e rumori confusi, commisti e indecifrabili. 

Molto spesso interagisco con persone che evidenziano la "frenesia della vita" che ci costringe ad essere "superficiali" e ci porta a non scendere nella profondità di noi stessi e di ciò che ci circonda (operazione che richiede il giusto tempo, come piantare un'albero ed accordarsi ai suoi cicli vitali, senza alcuna forzatura).

Tutti noi siamo costretti, volenti o nolenti, a stare dentro questo vortice che quasi sembra fagocitarci, ma è necessario ritagliarci dei piccoli spazi, dei piccoli attimi, per tornare a respirare (sia realmente che interiormente): la natura in questo aiuta molto. Ho avuto varie esperienze di contatto con la natura (ho frequentato montagne, boschi, laghi) ed ogni volta ho sperimentato i benefici che essa ci offre se solo, per qualche istante, riusciamo a rinunciare alle nostre corse, alla nostra frenesia ed alla nostra superficialità.

Ho imparato che i tempi ed i ritmi della natura non sono mai quelli dell'uomo ed il primo passo necessario, a mio avviso, è cominciare a pensare noi stessi non come dominatori, padroni assoluti, di ciò che ci circonda, ma ri-considerarci come parte di un sistema che ha bisogno dell'interscambio, alla pari, tra tutte le sue parti. Oggi tutto ciò non accade ed a testimonianza della presunzione ed arroganza dell'uomo-padrone vi sono tanti episodi negativi che nel corso degli ultimi anni si sono susseguiti: dissesti idrogeologici, crolli, incendi dolosi di intere superfici montane, disboscamento, gestione errata di calamità naturali, abusi edilizi e tanto altro ancora: tutto con la regia dell'uomo, che non lavora "con" (la natura ed i propri simili) ma "contro".

Il rapporto Natura-uomo va, dunque, reinterpretato non in senso piramidale (come accade oggi), dove il vertice viene a coincidere con l'uomo-dominatore, ma in senso circolare, dove ogni fetta della grande torta è chiamata a contribuire, senza alcuna pretesa di predominanza, alla riuscita dell'insieme, in una "sinergia" concreta tra ciascuna parte che realizza ed unisce, quindi coopera: si tratta di rinunciare alla pretesa di primarietà e di contribuire realmente a qualcosa di unitario.

Ho la fortuna di vivere in un paese dove, nonostante la massiccia cementificazione degli ultimi decenni, esistono ancora spazi verdi (seppure pochi e non sempre conservati e salvaguardati al meglio) dove poter sperimentare ed udire la voce ed i molteplici richiami della natura, a patto di essere noi volenterosi nel connetterci sulla stessa lunghezza d'onda.

Per entrare in connessione con la natura è necessario il "silenzio" e questo mi è diventato sempre più chiaro ed evidente  nelle numerose passeggiate nel bosco del mio paese. Non siamo noi ad interrogare la natura ma è essa stessa a "parlarci", ad interagire con noi, attraverso i suoni degli animali, il calpestio delle foglie, i profumi di un fiore o della terra bagnata dopo un'improvviso acquazzone, una farfalla svolazzante e le chiome maestose degli alberi che, mosse dal vento, ci fanno udire la propria voce. 

Il sentimento successivo al silenzio è lo stupore: pur frequentando sempre il medesimo luogo (il bosco del mio paese, ad esempio) non smetto mai di stupirmi di quanto possa sentirmi arricchito e cambiato ogni volta che torno a casa dalle mie passeggiate (a volte solitarie, a volte con i miei due cani, con mio fratello o qualche amico).

Dunque fare lo "sforzo" di sincronizzare noi stessi sulla lunghezza d'onda della natura, a mio avviso, conviene: perchè è un esperienza che, fatta di silenzio e stupore, giunge a cambiarci dentro ogni volta che riusciamo ad entrarne in contatto e sperimentarne la portata.

A conclusione di questo mio post disordinato ma accorato, sono fermamente convinto che il silenzio non sempre è sinonimo di disinteresse o menefreghismo ma, anzi, rappresenta un'opportunità per fare tesoro di altre esperienze ed una vera e propria, inusuale, forma di dialogo: la natura lo insegna !!!




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